
Un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza"....Nei casi di violenza sessuale di gruppo il giudice non è più obbligato a disporre o mantenere la custodia in carcere dell'indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, dando un'interpretazione estensiva a una sentenza della Corte Costituzionale del 2010, la numero 265 del 2010.
Di che cosa si tratta? Nel 2009 il Parlamento approvò la legge di contrasto alla violenza sessuale prevedendo che non era consentito al giudice applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse dal carcere. Ma la Corte Costituzionale ha stabilito che la norma è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e che si possono prevedere misure alternative al carcere «nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure».
Ora la Cassazione estende questo principio anche alla violenza sessuale di gruppo, che «presenta caratteristiche essenziali non difformi». Sulla base di questo ragionamento, la Suprema Corte ha annullato una ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma, che aveva confermato il carcere per due ragazzi accusati di stupro di gruppo su una ragazza della provincia di Frosinone. Il fascicolo è stato rinviato al giudice del Riesame perchè faccia una nuova valutazione tenendo conto della possibilità di applicare misure diverse dal carcere.
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